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Martedì della Seconda Settimana di Avvento

In ascolto della Parola...

Dio non vuole che i piccoli si perdano.

Dal Vangelo secondo Matteo (18,12-14) In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Che cosa vi pare? Se un uomo ha cento pecore e una di loro si smarrisce, non lascerà le novantanove sui monti e andrà a cercare quella che si è smarrita? In verità io vi dico: se riesce a trovarla, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite. Così è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda».

Parola del Signore.


... per ascoltare noi stessi

Il Vangelo di oggi nella sua brevità continua a metterci dinanzi alla forza di un amore grande, creativo al limite della follia (chi lascerebbe le 99 pecore per cercare quella smarrita?).

Oggi, lasciamoci toccare da questa immagine evangelica: siamo noi quella pecora cercata con passione. Domandiamoci: Ho fatto esperienza di questo amore nella mia storia? Riconosco quei momenti in cui solo l'amore del Signore mi ha restituito la dignità di ciò che sono? Dopo l'esperienza di questo amore ho nel cuore la certezza di non essere abbandonata, ma cercata SEMPRE?

La volontà del Padre è che nessuno si perda, nel concreto della mia vita, cosa significano il fallimento, la fragilità? Sono luogo in cui esperimento la gratuità dell'amore, oppure sono fonte di scontentezza e delusione?

Nel chiaro-oscuro del mio cuore dove nascono le mie decisioni, me ne rendo conto: la strada stretta del tuo Vangelo è la sola che mi allarga alle mie piene dimensioni di umanità. Ma quanto è compromettente, Signore, il tuo strano cammino luminoso! Ed è per questa ragione che in esso mi impegno con tanta prudenza, un po' in avanti, un po' indietro, un'azione che si ferma prima di raggiungere l'assoluto, una parola taciuta prima di coinvolgermi in un'accettazione definitiva, una mano tesa timidamente e subito ritirata, per paura di essere preso sul serio per un “sì” che dice impegno. Avanzare su questa strada, mi rendo conto, Signore, è lo stesso che perdersi perché conduce al limite estremo dell’offerta di sé, della trasformazione interiore, dell'umiltà e dello sguardo favorevole, e del mettersi in ginocchio per servire il prossimo!
(A. HARI – C. SINGER, In cammino Natale, Bologna, EDB, 2005).
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