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Giovedì della Seconda Settimana di Avvento

In ascolto della Parola...

Non ci fu uomo più grande di Giovanni Battista.

Dal Vangelo secondo Matteo (11,11-15)

In quel tempo, Gesù disse alle folle: «In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono. Tutti i Profeti e la Legge infatti hanno profetato fino a Giovanni. E, se volete comprendere, è lui quell'Elìa che deve venire. Chi ha orecchi, ascolti!».

Parola del Signore.


... per ascoltare noi stessi

Nel nostro itinerario di Avvento, ogni giorno con più intensità, la liturgia ci mette dinanzi ai temi fondamentali del nostro essere credenti, figli amati nel Figlio. Il Vangelo di oggi nella sua brevità ci pone dinanzi a questa radicale certezza. Chi era Giovanni? Il più grande dei profeti! Ma non ti fermare lì... Sì, è vero, è lui il più grande ma anche il più piccolo nei regni dei cieli è più grande di Lui. Proprio perché mentre più piccoli e più poveri siamo è più facile che Dio possa operare nella nostra vita.

Essere piccoli è un dono che possiamo accogliere come segno dell'amore gratuito del Signore... tante volte ci verrebbe da dire che non siamo abbastanza bravi, abbastanza santi, ecc... può darsi che sia pure vero, ma ciò non toglie l'amore grande che ci viene offerto.

Nella misura che passano i giorni e ci prepariamo ad accogliere IL DONO della nostra vita lasciamoci toccare dalle provocazioni del Vangelo, facciamo pace con la nostra povertà e lasciamoci amare dal Signore proprio nelle nostre parti mancanti, sarà fonte di gioia e pace perché «Buono è il Signore verso tutti, la sua tenerezza si espande su tutte le creature» (Sal 144,9).


“In verità io vi dico, che fra i nati di donna non è sorto nessuno maggiore di Giovanni il Battista”. Detto da Gesù questo complimento, ci fa capire che la statura umana di Giovanni Battista non è qualcosa di trascurabile. E infatti forse tra tutti i personaggi di cui è popolata la Bibbia, Giovanni sembra condensarne il meglio. Uomo, profeta, coerente, povero, autorevole, affascinante, onesto, libero, essenziale, e infine martire. Ma dice Gesù: “eppure il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui”. Come è possibile? Ciò è possibile perché la logica del regno non poggia più sulla qualità della nostra umanità, ma sulla capacità che ha l’amore di Dio di rendere degno ciò che non lo è. Se dovessimo semplificare dovremmo dire che tra uno bravo e uno amato, quello amato ha una marcia in più. E infatti basta guardare la nostra vita per accorgerci che così è. Molto spesso è l’amore che ci sentiamo addosso l’unica cosa che muove la nostra vita. Se essa dovesse poggiarsi sulle nostre forze, capacità, coerenze, fedeltà, si arenerebbe subito. E molti di noi sono arenati proprio perché continuano a pretendere da se stessi di essere bravi, mentre il segreto è nel sapere di essere amati. Infatti l’amore di Dio non è una cosa che riceveremo un giorno, ma qualcosa che c’è già. Noi siamo già amati, adesso, ma il vero problema è che non ne siamo consapevoli, non ce ne accorgiamo, non lo sentiamo nella parte più profonda di noi. La scoperta della vita spirituale coincide con la consapevolizzazione di quanto siamo amati ora, anche se non lo meritiamo, anche se non valiamo nulla, anche se siamo nel più profondo degli inferi. La fede, prima di essere la capacità di credere che Dio esiste, è ancor di più la capacità di credere che mi ama. Il vero problema quindi non è convincere Dio ad amarci, ma convincere noi stessi ad arrenderci a questo amore. Togliere le difese e farlo arrivare fin nel nostro profondo. È il grande lavoro di permettere a noi stessi di lasciarci amare da Lui.
Luigi Maria Epicoco


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